Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Per la prima volta dalla sua istituzione, avvenuta nel 2000, a Parma la Giornata della Memoria è stata celebrata all’Università. L’Aula Magna del Palazzo Centrale dell’Ateneo, infatti, ha ospitato la commemorazione ufficiale in occasione della presentazione di una ricerca, condotta dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, focalizzata sulle storie di studenti, docenti e personale dell’Università di Parma deportati nei campi di lavoro e di concentramento tra il 1943 e il 1945.

La cerimonia, con la seduta congiunta dei Consigli Comunale e Provinciale, si è aperta con la consegnadelle Medaglie d’Onore da parte del Prefetto Giuseppe Forlani. Sono poi intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale di Parma Marco Vagnozzi, il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti, il Presidente della Provincia di Parma Filippo Fritelli, il Vice Presidente della Comunità Ebraica Riccardo Joshua Moretti e il Rettore dell’Ateneo Loris Borghi.

A introdurre il tema centrale di quest’anno è stato Piergiovanni Genovesi, docente di Storia contemporanea dell’Ateneo. Il Prof. Genovesi si è concentrato sul coinvolgimento del mondo universitario parmense nelle persecuzioni razziali, con particolare attenzione al 1938, anno in cui vennero introdotte per la prima volta in Italia le leggi discriminatorie, e alla cacciata dei docenti di origini ebraiche dall’Ateneo.

Di seguito Teresa Malice e Alessandra Mastrodonato, ricercatrici dell’Istituto storico della Resistenza, hanno approfondito le esperienze dei singoli deportati. L’Isrec ha presentato un lavoro di ricerca effettuato sulla base di quanto conservato sia nell’archivio dell’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, ordinato da Andrea Di Betta, sia in quello dell’Università di Parma, di cui responsabile è Maria Grazia Perazzo. I fascicoli degli studenti e dei dipendenti depositati presso quest’ultimo hanno permesso, tra l’altro, di accedere a materiali inediti: non solo documenti burocratici e relativi al percorso di studi, ma anche fotografie e talvolta lettere indirizzate ai familiari o agli amici dai campi di prigionia.  

La Giornata della Memoria è quindi occasione per ricordare la Shoah e la tragedia dello sterminio del popolo ebraico, ma anche il vissuto di tante altre persone deportate dai nazifascisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, come civili e come militari. In questi ultimi casi, dalle vicende degli universitari nei campi tedeschi, sono emerse testimonianze anche molto significative, come quella di un giovane medico veterinario, Massimo Marchetti, che nel 1944 dalla Polonia scrive: «or son quasi dieci mesi che mi trovo in prigionia […] ho compreso che, se tornerò nella mia Patria, quel giorno è molto, molto lontano. Il nostro problema non si risolverà mai più. Dobbiamo scontare l’altrui malefatta. A 22 anni lo star dietro le sbarre è doloroso. Preferirei 100 anni della più dura noia. Ma pazienza, per la propria Patria non s’è mai sofferto abbastanza». Parole intense, nonostante le sofferenze e le privazioni, così come quelle di Nello Santinello, che scrive alla madre: «Qui si impara a conoscere la vita e gli uomini, e credo che questa esperienza che mi sto facendo in Germania mi potrà servire molto, più tardi». Molti di questi studenti o iscritti all’Ateneo, infatti, riuscirono a sopravvivere alla guerra, e dopo la primavera del 1945 riuscirono a fare ritorno a casa, riprendendo i loro studi o la loro professione.

A chiudere le celebrazioni sono state infine quattro studentesse che, lo scorso anno, hanno partecipato al Viaggio della Memoria al campo di Mauthausen: Valentina Avanzini e Ottavia Zaccarini del Liceo classico Romagnosi, Chiara Catrone dell’Istituto Tecnico Economico Macedonio Melloni e Silvia Valentini del Liceo scientifico Marconi.

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