Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma

Un polo scientifico di eccellenza, un punto di aggregazione internazionale aperto a tutte le università italiane ed internazionali e a tutte le Società Scientifiche che investono in formazione, ai massimi livelli: questo, e molto altro ancora, è CorporaTech, il centro italiano di ricerca ed alta formazione promosso dall’Università degli Studi di Parma, in una joint-venture con PLS Educational.

Il progetto, alla presenza dei vertici dell’Ateneo, sarà ufficialmente presentato al pubblico e alla stampa giovedì 30 giugno (ore 10:30 - 13:30) presso l’Università di Parma (al Dip. Medicina Clinica e Sperimentale Trav. 2c Viale Universitario, Pad. 27, 3° Piano Ospedale Maggiore, Via Gramsci 14) .

«Si tratta di un progetto estremamente ambizioso, e unico nel suo genere: non ne esiste in Italia uno analogo» dichiara il Professor Antonio Mutti, Direttore del Dipartimento di medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Parma. «Parma diventerà sede di un vero e proprio polo di aggregazione internazionale: non solo fornirà formazione scientifica e professionale ai massimi livelli, ma trasformerà il centro in un motore per la ricerca scientifica ed industriale, in grado sia di attrarre fondi per la Ricerca ma anche di fornire percorsi formativi con didattica altamente operativa caratterizzata da Cadaver Lab, multimedialità e simulazione. In qualità di Direttore del Dipartimento di medicina Clinica e Sperimentale, sono particolarmente orgoglioso del coinvolgimento dell’Università degli Studi di Parma, che grazie anche ai finanziamenti e al know-how di PLS Educational, società leader nel settore della formazione medica, e al rapporto con alcune delle più importanti Società Scientifiche, inverte il trend italiano negativo degli investimenti alle Università per la ricerca e lancia una nuova sfida».

I dati Eurostat infatti certificano una realtà impietosa: nel campo della Ricerca Universitaria l’Italia infatti si colloca nella parte bassa della classifica tra i paesi industrializzati, e nel 2014 il valore degli investimenti per la ricerca nelle università è calato di circa il 6%, passando da 5,94 miliardi di euro a 5,59. Il Centro CorporaTech, con un mix di investimenti pubblici e privati, dà vita ad un vero e proprio incubatore scientifico, una realtà simile a quelle di paesi come la Germania o gli Stati Uniti dove attorno alle Università si creano dei veri e propri “terreni di coltura” per promuovere ricerca e formazione, e raccogliere  investimenti. Un modello di eccellenza che – nelle intenzioni del progetto- sarà poi replicabile su scala nazionale, coinvolgendo le realtà universitarie più importanti di tutta Italia, gli associati delle oltre 300 associazioni scientifiche che operano in Italia,e le numerose scuole di specializzazione delle Università italiane.

Il primo appuntamento in calendario con le attività di CorporaTech è con Masterclass Interpain, al via il 29 di giugno: un corso intensivo di 4 giorni con lezioni teoriche, live surgery e Cadaver Lab promosso dal Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Parma, rivolto ai medici che si occupano di terapia del dolore. Il Professor Guido Fanelli, Ordinario di Anestesiologia del Dipartimento di Scienze Chirurgiche presso l’Università degli Studi di Parma. conosciuto a livello internazionale come uno dei padri della legislazione italiana sul dolore (la Legge 38 del 2010), è entusiasta del progetto: «È con grande piacere che ho accettato di dirigere questo corso, che vede impegnati studenti e docenti da tutto il mondo: è l’unico in tutta Italia che prepara gli studenti ad affrontare l’esame per il  Fellow Interventional Pain Practice (FIPP) presso il World Institute of Pain (WIP), uno dei titoli più prestigiosi per chi si occupa di dolore a livello internazionale. Parma si candida a diventare un crocevia internazionale per chi lavora in campo scientifico, una vera e propria “palestra” per una Scuola multi-disciplinare di eccellenza in medicina e chirurgia, sia a livello nazionale che internazionale. Un esempio che mi auguro seguano anche altre Università italiane: la ricerca e la formazione hanno bisogno di essere ripensate in un’ottica più ampia, e di ricevere nuove fonti di finanziamento».

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