Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma

L’Università di Parma ha ospitato questa mattina al Campus Universitario la presentazione dei primi bandi del Piano di Sviluppo Rurale PSR 2014-2020 dell’Emilia-Romagna. La Regione mette a disposizione oltre 12 milioni di euro per affrontare in modo strutturato progetti legati all’innovazione, alla qualità delle acque, alla qualità dei suoli, all’uso efficiente delle risorse idriche e al sequestro di carbonio.

La misura è stata illustrata in dettaglio dall’Assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli e da Patrizia Alberti, del Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del sistema agroalimentare della Regione, nel corso di un incontro che ha visto i saluti del Rettore Loris Borghi e del Pro Rettore a Edilizia, Infrastrutture e Insediamento urbano Carlo Quintelli.

Da parte loro le associazioni di riferimento del mondo agricolo (Cia, Confagricoltura eColdiretti), il Consorzio del Parmigiano Reggiano e l’OI Pomodoro hanno evidenziato le più importanti problematiche tecniche che vivono le aziende agricole e agroalimentari per capire quali possibili soluzioni può mettere a disposizione la ricerca scientifica dell’Ateneo. E’ stato quindi avviato un confronto operativo tra produttori, industrie di trasformazione e ricercatori per la costituzione dei partenariati (Gruppi operativi per l’innovazione) necessari per partecipare ai bandi del PSR.

«I Gruppi operativi per l’innovazione – ha spiegato l’Assessore Simona Caselli - sono il nuovo strumento attraverso il quale in tutta Europa si farà l’innovazione, coinvolgendo imprese agricole ed enti di ricerca in progetti che dovranno avere una ricaduta operativa e i cui risultati dovranno confluire in un’unica banca dati pubblica, quella del Pei, il Partenariato europeo per l’innovazione. Come Emilia-Romagna - ha aggiunto Caselli - stiamo seguendo una direzione molto precisa, quella dell’agricoltura di qualità, che compete su una fascia alta di mercato. Per questo occorre continuare a investire sull'innovazione. Complessivamente il nostro PSR destina al sistema della conoscenza più di 90 milioni. Siamo una delle Regioni che ci mette più soldi».

«Come Università di Parma – aggiunge il Rettore dell’Ateneo Loris Borghi – siamo pronti a cogliere le opportunità offerte dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione, per far sì che i nostri docenti e ricercatori dell’ambito “food” possano lavorare insieme alle aziende agricole e agroalimentari per fare innovazione in un ambito assolutamente strategico per tutto il nostro territorio. Sono certo che come Ateneo potremo dare un grande contributo scientifico in tutti gli ambiti di ricerca e innovazione previsti dai diversi bandi».


Le caratteristiche dei bandi
Nei bandi in uscita la percentuale del contributo pubblico è del 70% per i progetti rivolti a sostenere la competitività aziendale, sale al 90% per quelli di carattere ambientale cui è riconosciuta una particolare rilevanza per la collettività e arriva a coprire il 100% della spesa ammissibile, nel caso di interventi che abbiano come obiettivo il sequestro di carbonio.

Le domande potranno essere presentate dal 14 gennaio al 31 marzo 2016 utilizzando la procedura predisposta dagli uffici dell’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna.


Aziende agricole più innovative

Il bando per sostenere progetti di sviluppo competitivo delle aziende agricole può contare su 4.206.000 euro. La percentuale di aiuto è del 70% della spesa ammessa. Tra gli interventi previsti: sviluppo di nuove varietà e tipologie di prodotto, meccanizzazione, robotica, agricoltura di precisione, nuovi modelli di commercializzazione.

Acqua e suolo: più qualità, meno sprechi
Tre i bandi che hanno come obiettivo il miglioramento dell’uso delle risorse ambientali.

Il primo punta a “migliorare la gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei pesticidi”. Dunque: riduzione delle sostanze inquinanti, miglioramento della qualità delle acque; controllo delle malattie delle piante con metodi a basso impatto; adattamento dei sistemi colturali ai cambiamenti climatici. Le risorse a disposizione superano i 5.839.000 euro e la percentuale di aiuto è del 90%.

Il secondo, è rivolto a “migliorare la qualità dei suoli”, ha un plafond di 793.660 euro e finanzierà in particolare interventi per i sistemi colturali di tipo conservativo (cioè con ridotte lavorazioni del terreno). Anche in questo caso il contributo pubblico copre il 90% delle spese.

Il terzo bando ambientale è rivolto a sostenere tutti gli interventi per un “uso più efficiente dell’acqua in agricoltura”. Meno dispersioni, dunque, a parità di beneficio per le coltivazioni. Le risorse ammontano a 1.020.000 euro e il contributo è del 90%.

Più carbonio nel terreno
Al “sequestro di carbonio” è rivolto l’ultimo dei cinque bandi. Obiettivo: favorire la naturale capacità del terreno di immagazzinare carbonio senza disperderlo in atmosfera. Con un duplice risultato: arricchire il suolo di materia organica e contrastare le emissioni che contribuiscono all’effetto serra. A disposizione 772.420 euro

Cosa sono i Goi
Possono avere le più diverse forme giuridiche. L’importante è che riuniscano aziende agricole ed enti di ricerca in un “patto” finalizzato a traferire l’innovazione in agricoltura.

I Goi possono comprendere anche: enti di formazione, consulenti, aziende di trasformazione e commercializzazione del settore agroalimentare. Previste premialità per i Goi che comprendono anche l’attività di formazione, il bio e le produzioni certificate. Ogni Goi deve presentare un Piano di innovazione che abbia ricadute operative, ovvero, che risolva problemi concreti di un’azienda agricola, della durata massima di 36 mesi, i cui risultati dovranno essere diffusi attraverso la rete europea del Partenariato per l’innovazione.

Nel 2016 è prevista l’uscita di altri bandi rivolti ai Gruppi operativi per l’innovazione per un importo di circa 16 milioni di euro.

Come partecipare
L’Università di Parma ha definito un coordinamento di ricercatori che si interfaccerà con il sistema agroalimentare attraverso la mediazione delle confederazioni agricole. Le aziende che vogliono entrare in un Goi devono pertanto manifestare il proprio interesse mettendosi in contatto con la propria associazione di riferimento.

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