Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma

Le origini

Parma, colonia romana a partire dal 183 a.C., ha sempre rivestito importanza politica grazie alla posizione geografica centrale fra Val Padana, Liguria, Toscana: una collocazione che ha favorito intensi scambi economici e socio-culturali. Durante il periodo bizantino assume il nome di "Chrysopolis" (città dell'oro), probabilmente perché sede dell'erario; mantiene posizione rilevante tanto in età longobarda quanto in età carolingia. Ad una vocazione culturale della città sembra alludere la notizia dell'incontro parmense fra Carlo Magno e il dotto monaco Alcuino, nel 781: si tratta di un evento fecondo per l'Europa giacché costituisce la premessa delle Scuole palatine, primo contributo alla rinascita culturale e politica dell'Occidente.

L'Università nell'alto medioevo

Diploma dell'imperatore Ottone I

Sicuramente già nell'alto medioevo esistono in città scuole di arti liberali entro le quali si sviluppa per tempo, anche per impulso della chiesa cattedrale, una propensione all'approfondimento della cultura giuridica. Lo storico del diritto Ugo Gualazzini ha ravvisato nella concessione dell'imperatore Ottone I al Vescovo Uberto della "potestatem eligendi sive ordinandi sibi notarios" (il diploma, del 962, è attualmente conservato nell'archivio vescovile) l'istituzionalizzazione di scuole pubbliche superiori di diritto. Certo questa vocazione, e la presenza in città di maestri di spicco, sono ben documentati più avanti nel tempo (XI-XII secolo) dagli scritti di illustri intellettuali: san Pier Damiani (allievo e maestro nelle scuole parmensi), Anselmo da Besate (detto il Peripatetico), Donizone di Canossa.
Assumono ad esempio un rilievo particolare i versi di quest'ultimo nella "Vita Mathildis" (1115): "All'uso dei Greci ancora Parma viene chiamata Crisopoli, che in latino significa città d'oro; come a dire che primeggia nella grammatica e che in essa sono coltivate con passione tutte e sette le arti".

A ragione dunque lo storico tedesco Ernst Dümmler afferma che la città è sede celebrata di studi in Europa a partire dal secolo XI, quando vi affluiscono allievi dall'Italia e d'Oltralpe; è il caso di Lamberto il Seniore, venuto dalla Diocesi di Liegi a completare i suoi studi presso Drogone di Parma e successivamente di Sinibaldo Fieschi il futuro Innocenzo IV e di Simone de Brion il futuro Martino IV. D'altra parte non pochi maestri partono da Parma per insegnare in Università italiane ed europee; tra loro si ricorda almeno quel Giovanni Buralli che, dopo aver letto dialettica in Parma nel 1230, diventa, col nome di Fra' Giovanni da Parma, uno dei più insigni Professori della Università di Parigi.

Le varie redazioni degli statuti comunali (1255-1347) provvedono in più punti a disciplinare le attività di scolari, maestri, dottori, testimoniando il radicamento in città dello Studio, la cui legittimità, secondo la dottrina, è garantita da un "privilegio ab immemorabili".

Gli anni difficili sotto i Visconti

Francesco Petrarca

Con la crisi delle istituzioni comunali e con l'affermazione di varie signorie (XIV secolo), lo Studio subisce pesanti contraccolpi: difendono la sua sopravvivenza e la sua qualifica di "Studium generale" il giurista Riccardo Malombra, nonché Bartolo da Sassoferrato.

La presenza a Parma di Francesco Petrarca, che negli anni Quaranta iscrive allo "Studium" il figlio Giovanni sotto la guida del giurista Gabrio Zaninoni, dimostra anche la qualificazione culturale della città, costante meta di intellettuali.

Entrata a far parte dello stato di Milano, Parma vede soppresso il proprio "Studium" per opera di Galeazzo Visconti (1387) che palesemente favorisce quello pavese. Furono decenni di grosse difficoltà. Bisogna attendere la dominazione di Niccolò III d'Este per una rinascita dell'Ateneo. Risalgono alla prima metà del secolo XV la rielaborazione degli statuti dei collegi dottorali e studenteschi e la regolare redazione delle matricole. In questo periodo, tengono cattedra di diritto illustri docenti e fra tutti il canonista Niccolò de Tedeschi (detto "Abbas Panormitanus").

La rinascita tuttavia fu di breve durata a seguito del ritorno di Parma sotto le dominazioni viscontea e sforzesca. L'"humus" culturale é tuttavia talmente consolidato che a Parma operano umanisti quali Beroaldo, Ugoleto, Grapaldo, artisti come il Correggio e il Parmigianino. Si afferma anche l'arte tipografica.

Tra i Farnese e i Borbone

Ranuccio Farnese

Con l'avvento dei Farnese, dopo il 1545, si assiste ad una grande ripresa della politica culturale: la magnificenza dei duchi favorisce la progettazione e la realizzazione di opere architettoniche tese a trasformare Parma in capitale di respiro europeo.

Lo Studio, gestito dai gesuiti, è dotato da Ranuccio I (1602) di ingenti mezzi, di privilegi per docenti e studenti, di strutture efficienti, fra le quali il Collegio dei nobili, destinato alla formazione della classe dirigente non solo parmense: un'istituzione che vede il suo massimo splendore nel Settecento, con l'afflusso di studenti provenienti da tutt'Italia (e fra essi si possono ricordare Beccaria ed i fratelli Verri).

La dinastia dei Borbone, succeduta nel 1748 all'estinta casa Farnese e ad un breve interregno austriaco, non solo prosegue la politica culturale dei predecessori, ma attraverso l'emanazione delle "Costituzioni per i nuovi regi studi" (1768) dà compiuto regolamento a tutto il settore dell'istruzione, dalle scuole primarie all'università; fonda inoltre le istituzioni indispensabili allo sviluppo della società civile, come la Biblioteca Palatina, il Museo d'Antichità, l'Orto Botanico, l'Osservatorio Metereologico, l'Accademia di Belle Arti.
L'Ateneo viene dotato di gabinetti di fisica, di teatri di anatomia, di una Scuola di Veterinaria.

Al tempo di don Filippo, di don Ferdinando e del ministro Du Tillot (seconda metà del secolo XVIII) la città, denominata "piccola Atene d'Italia", vede all'opera intellettuali di profilo europeo: Etienne Bonnot de Condillac, Claude François Xavier Millot, Paolo Maria Paciaudi, Carlo Innocenzo Frugoni, Prospero Valeriano Manara, Angelo Mazza, Carlo Castone di Rezzonico.

Napoleone e Maria Luigia

Macedonio Melloni

Nel periodo napoleonico l'Università subisce le vicende delle altre istituzioni universitarie. E' il caso di ricordare che Giandomenico Romagnosi, laureatosi nell'Università di Parma, nel 1805 venne chiamato a ricoprire la cattedra di diritto pubblico universale nella Facoltà di Giurisprudenza.

Durante la Restaurazione e l'insediamento di Maria Luigia d'Austria (1816) l'Università riprende la sua tradizionale configurazione.

Il governo illuminato della duchessa aggiunge agli istituti esistenti quelli di Chimica farmaceutica e di Ostetricia, potenziando la scuola di Veterinaria. Nell'Ateneo insegnano il filologo e poeta Angelo Mazza, l'orientalista Giovanni Bernardo De Rossi, il medico Pietro Rubini, il fisico Macedonio Melloni, il letterato Pietro Giordani, il fisiologo Giacomo Tommasini ed altri ancora. E' il periodo in cui la città si arricchisce tra l'altro della stamperia di Bodoni, della grafica di Paolo Toschi, della pedagogia di Giuseppe Taverna, della musica di Giuseppe Verdi e di altri compositori. Ma, in seguito ai moti del 1831, cui aderiscono studenti e docenti (Gallenga, Melloni, Sanvitale), la duchessa sospende l'attività didattica nell'ateneo, trasferisce a Piacenza la Facoltà di Giurisprudenza, divide in due tronconi la Facoltà di Filosofia.

Nel 1859 l'Università riprende in pieno la sua attività, anche se si vede mutilata di alcune Facoltà per decreto del prodittatore Luigi Carlo Farini. Segue una fase di assestamento che vede ancora una volta la Città impegnata a tutelare la sua Università.

I giorni nostri

Il Campus Scienze e Tecnologie dell'Università di Parma

Dopo avere riconquistato la qualifica di Ateneo di primo grado nel 1887, per tutta la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento sono attive a Parma le Facoltà di Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali, Veterinaria e Farmacia. A partire dalla fine dell'Ottocento l'Ateneo inizia il suo ulteriore processo di sviluppo, che cresce in modo deciso nel Novecento. Superati i momenti di difficoltà intervenuti nel ventennio fascista, lo sviluppo riprende con slancio dal secondo dopoguerra, anche grazie all’attiva e costante opera della Città a difesa della propria Istituzione universitaria. Si registra infatti un rilevante e progressivo incremento dell’offerta formativa, ed è da questi anni che l’Ateneo, dalla prevalente collocazione dei corsi nella sede centrale di via Università, avvia una progressiva diffusione nel tessuto cittadino.

Nel 1965 la Facoltà di Economia e Commercio (nata nell’anno accademico 1954-1955 con sede al primo piano del palazzo centrale dell’Ateneo) si trasferisce nell’attuale sede di via Kennedy, anche grazie alla donazione del terreno da parte del Comune di Parma, mentre nel 1964 è fondata la Facoltà di Magistero, divenuta poi di Lettere e Filosofia dall’anno accademico 1989-90. Nel 1986 è istituita la Facoltà di Ingegneria, più recentemente quelle di Agraria (a.a. 1993-94), Architettura (a.a. 1999-2000), Psicologia e Scienze Politiche (a.a.2005-06). Da ricordare, inoltre, l’istituzione, nel 1998, del Collegio Europeo di Parma (ora Fondazione Collegio Europeo).

A partire dagli anni Settanta l’Università si espande: nel complesso della Pilotta, in via Cavour, in borgo Carissimi, fino a viale San Michele.

Tra gli anni Settanta e Ottanta l’Ateneo procede all’acquisizione dell’area agricola di 77 ettari, nella zona sud della Città, sulla quale sorgerà quello che oggi è il Campus Scienze e Tecnologie. Sono qui costruite, grazie a importanti finanziamenti statali, le prime strutture destinate a ospitare aule e laboratori per i plessi di Chimica, Fisica, Biologia.

Negli anni Ottanta, grazie alla generosità dell’imprenditore e mecenate Pietro Barilla, si sviluppa l’insediamento al Campus della Facoltà di Ingegneria: Barilla dona in due tranche otto miliardi di lire, la più alta donazione di un privato a un’Università pubblica nella storia del Paese, per la costruzione della sede didattica della facoltà, che da allora forma tecnici di alta professionalità capaci di promuovere e gestire l’innovazione tecnologica.

Nel corso del tempo il Campus si è arricchito di numerosi complessi per la didattica e la ricerca d’avanguardia, di spazi studio, biblioteche, mense e strutture sportive. Oggi il Campus Scienze e Tecnologie è cuore di sviluppo e innovazione per tutto il territorio: vi hanno sede quattro Dipartimenti scientifici (dell’ambito agroalimentare, farmaceutico, ingegneria e architettura e delle scienze matematiche, fisiche e naturali), diversi Centri di ricerca, il Tecnopolo dell’Ateneo, fondamentale per il collegamento tra ricerca e tessuto produttivo (vi trovano spazio anche i “lab” delle aziende partner dell’Ateneo nelle attività di ricerca),e numerose strutture sportive gestite Centro Universitario Sportivo (CUS Parma) a disposizione degli studenti e della cittadinanza.

Nella sua millenaria attività, nell’evoluzione che ne ha caratterizzato lo sviluppo, nelle prospettive che ne tratteggiano il futuro, l’Università di Parma manifesta incessantemente la propria missione istituzionale: essere luogo di studio e di ricerca orientato sia all’educazione e alla formazione dei giovani sia all’armonico sviluppo della società in cui è innestata.

In riferimento all’offerta formativa è particolarmente significativo l’incremento costante dell’attrattività, dovuto anche all’importante processo di riqualificazione e ampliamento del numero dei percorsi, avviati sulla base di un continuo confronto con il mondo del lavoro, sia a livello territoriale sia nazionale e internazionale. Di particolare rilievo, in questa direzione, i nuovi corsi di studio attivati, alcuni dei quali realizzati attraverso una forte sinergia con altri Atenei della Regione.

Vanno inoltre segnalate l’ampia diffusione delle iniziative culturali di divulgazione scientifica definite di “Terza missione” e l’intensa attività di cooperazione nell'ambito dei programmi dell'Unione Europea e di altri progetti internazionali, con una forte spinta nella direzione dell’internazionalizzazione.

Tutto questo, i numerosi servizi per gli studenti (orientamento in entrata, in itinere e in uscita, laboratori di informatica, centro linguistico, biblioteche e aule studio, corsi di lingua straniera, possibilità di studio all’estero e numerosi servizi on line), l’attenzione alla didattica di qualità, all’innovazione, alla qualità della ricerca e alle esigenze del mercato del lavoro fanno dell’Ateneo uno dei poli universitari più importanti e conosciuti in Europa.

Università di Parma - Un millennio di storia

Booktrailer del volume "Università di Parma - Un millennio di storia", edito da MUP editore.

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