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S’intitola “Vaghi Paesaggi” l’antologica dedicata al fotografo Gianni Leone aperta fino all’8 dicembre alla Reggia Ducale di Colorno, nell’ambito del Festival Colorno Photo Life 2014. Si tratta di fatto della prima rassegna monografica su Leone e sul suo lavoro sul paesaggio. La mostra è accompagnata da un Catalogo Skira a cura di Paolo Barbaro, del Centro Studi e Archivio della Comunicazione – CSAC dell’Università di Parma.

Le prime ricerche del fotografo barese, tra 1979 e 1980, riguardano in particolare il paesaggio pugliese, di cui legge con asciuttezza i materiali, le architetture, le forme, scostandosi nettamente dalla linea tardoneorelista di tanta fotografia del nostro meridione. Le immagini di Bari, Alberobello, Martina Franca, e poi anche della Lucania, dell’ Emilia (anche a Parma, Colorno) evidenziano da subito un’ attenzione ai temi della ricerca concettuale che tende alla definizione del senso dei luoghi.

Alla funzione della fotografia nella comunicazione contemporanea Leone si rivolge sia come autore (in particolare con “Letture”, 1980-81) sia come organizzatore culturale: è animatore della Galleria Spazio Immagine di Bari, particolarmente attenta alle più avvertite ricerche sul paesaggio in fotografia, promotore di incontri, dibattiti, e (nel 1981) promuove la ricerca di Luigi Ghirri sulla Puglia, tra le prime indagini specificamente paesaggistiche del grande fotografo. Negli anni successivi è tra gli animatori delle imprese fotografiche “Albe e tramonti” (1983), “Viaggio in Italia” (1984), a fianco dello stesso Ghirri, di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Fulvio Ventura ed altri.

Nel 1984 pubblica nel volume “Fasti barocchi nella fotografia contemporanea” (a cura di Cesare de Seta) un’ intensa indagine sugli spazi del barocco, sulla permeabilità tra naturale e artificiale nelle ville e nei giardini del sud, sulla contiguità di fascino, decadenza, memoria, ricerca ripresa nella mostra “Giardini d’Europa” (1987).

Le fotografie a colori degli anni Novanta di Leone, poi, proseguono il lavoro sul paesaggio con una particolare attenzione agli spazi quotidiani, alla definizione anche affettiva di luoghi frequentati dove convivono e si stratificano i segni del naturale, delle architetture spesso vernacolari, della tradizione di veduta che filtra in raffinate sintesi di apparente, surreale sospensione del tempo.

Il colore di tono alto, invaso della luce locale delle immagini della Sardegna (1994), della Campania (1997), ma anche nel nord del Trentino, di Annecy, della Val d’Aosta (1995) dispiega uno sguardo fuori dalla pratica di promozione turistica: difficilmente sono riconoscibili spazi celebrati dalle cartoline, dai dépliant, dalle illustrazioni da stampa specializzata, ma rende con esattezza il senso dell’ esperienza concreta, magari di frequentazione abituale ma sempre stupìta, del nostro ambiente.

In alcuni episodi (Polignano 1994, e ancora nel 2012, Bari 1996) le inquadrature hanno il sapore di un dialogo per immagini con l’amico Luigi Ghirri, col quale aveva condiviso visioni e riflessioni dieci anni prima.

Il ripercorrere i segni e le immagini di una memoria anche intima, la conciliazione con la perdita sempre dolorosa, sono poi temi esplicitamente investiti dall’ultima serie, “Poi” (2010, edita da Diabasis), indagine di spazi e oggetti del proprio abitare e ricordare.

Dal 2012 Gianni Leone aggiunge, con grande generosità, oltre 300 vintage prints e oltre 600 stampe in bianco e nero e a colori al fondo di opere già lasciate all’Università di Parma (Centro Studi e Archivio della Comunicazione – CSAC) all’inizio degli anni Novanta.

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