Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Parma, 3 febbraio 2014 – Il prof Franco Aversa, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale e Direttore del Centro Trapianti Midollo Osseo dell’Università di Parma, ha contribuito alla realizzazione di uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine (Genetic PTX3 Deficiency and Aspergillosis in Stem-Cell Transplantation).

La ricerca è iniziata quando il prof. Franco Aversa operava presso l’Università di Perugia, ma è stata completata durante gli ultimi due anni di servizio presso l’Università di Parma, grazie all’apporto dei casi studiati presso l’Ateneo. I risultati pubblicati su The New England Journal of Medicine derivano infatti da anni di collaborazione con il Laboratorio di Microbiologia dell’Università di Perugia, diretto dalla prof.ssa Luigina Romani.

 

Lo studio nasce dall’osservazione clinica giornaliera dei pazienti e in particolare dalla curiosità scientifica di capire perché solo una parte dei pazienti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche sviluppa infezioni fungine, nonostante in teoria tutti siano ritenuti ad alto rischio.

Durante la lunga attività scientifica a Perugia, il prof. Aversa si è sempre interessato alle problematiche immunologiche dei pazienti trapiantati e in particolare alla loro suscettibilità alle infezioni (virali e fungine).

Dopo aver dimostrato il ruolo del sistema immune innato nella risposta alle infezioni, ci si è concentrati sulla molecola pentraxina3 (PTX3) che, prodotta da alcune cellule del nostro organismo in zone sede di infiammazione, svolge un ruolo importante nella regolazione dell’attività dei neutrofili nella risposta contro i funghi filamentosi (aspergillo in particolare).

In collaborazione con alcuni Centri Trapianto nazionali ed esteri, è stata sottoposta a screening genomico una popolazione iniziale di 229 coppie donatori/riceventi di trapianto allogenico. In seguito l’analisi è stata validata su una popolazione di 107 pazienti, che dopo il trapianto avevano sviluppato l’infezione da aspergillo; infine su altri 223 casi controllo. Le conseguenze funzionali di singole mutazioni del gene PTX3 sono state studiate sia in vitro che in vivo su materiale proveniente da campioni di fluido polmonare.

La valutazione dei risultati ha consentito di identificare mutazioni che portano a un assetto genetico di PTX3, sia nel donatore che nel ricevente, che aumentano il rischio di infezione aspergillare per una minore capacità protettiva dei neutrofili. Il fenomeno è specifico in quanto si riscontra solo nei pazienti trapiantati e non nei pazienti leucemici, che pure hanno una marcata riduzione dei neutrofili dopo chemioterapia. 

Queste osservazioni hanno un’immediata ricaduta clinica, in quanto dallo screening delle coppie donatore/ricevente prima del trapianto ci si potrebbe attendere un significativo miglioramento nella probabilità di successo del trapianto stesso mediante una corretta identificazione dei pazienti a rischio standard o alto per infezione da aspergillo e, di conseguenza, una rimodulazione della terapia antifungina con risparmio di farmaci costosi nei pazienti a rischio standard.

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