Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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E’ stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PLOS ONE uno studio sull’utilizzo della spettrometria di massa per la rivelazione e la differenziazione di Entamoeba histolytica ed Entamoeba dispar, due amebe parassite dell’intestino umano.

L’importante studio è stato realizzato dalla prof.ssa Adriana Calderaro in collaborazione con i proff. Carlo Chezzi, M. Cristina Arcangeletti, M. Cristina Medici, Flora De Conto e con i dott. Maddalena Piergianni, Mirko Buttrini, Sara Montecchini, Giovanna Piccolo, Chiara Gorrini e Sabina Rossi dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Parma.

Entamoeba histolytica ed E. dispar sono amebe (protozoi parassiti) che possono colonizzare l'intestino umano in seguito all'ingestione di acqua o alimenti (soprattutto frutta, ortaggi, verdure appena raccolte o fresche imbustate pronte all’uso) contaminati da feci umane, rientrando nella categoria degli agenti di infezioni veicolate da alimenti.  

L'uomo è l’unica sorgente di infezione per queste amebe considerate “gemelle diverse”. Infatti Entamoeba histolytica è un'ameba patogena morfologicamente identica a E. dispar, gemella non patogena. E. histolytica è causa di dissenteria amebica, nota anche come amebiasi intestinale, che può presentarsi con quadri clinici di severità variabile, dalla diarrea muco-sanguinolenta alla dissenteria acuta fulminante. A volte il quadro clinico si può aggravare con la forma extraintestinale (amebiasi viscerale), dovuta alla disseminazione del parassita dall'intestino attraverso il circolo ematico a sedi diverse (fegato, polmoni, cervello), dove è causa di ascessi, spesso con esito fatale.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità descrive l’amebiasi come una delle maggiori cause di morte dovute a malattie a eziologia protozoaria, con approssimativamente 50 milioni di casi e 100.000 morti l’anno. E’ un’infezione cosmopolita riscontrata a tutte le latitudini, ma essendo favorita da carenze igieniche e da climi caldo-umidi, il suo riscontro è comunque più frequente nelle regioni tropicali e sub-tropicali dei Paesi in via di sviluppo.

La prevalenza dell’infezione da E. histolyticae da E. dispar nella nostra realtà è pari circa all’1% e al 7%, rispettivamente, e i casi di amebiasi (diagnosticati sia a soggetti italiani che stranieri provenienti da Paesi in via di sviluppo) sono per il 50% intestinali e per il 50% sono caratterizzati da complicanze extraintestinali. Tuttavia tale prevalenza dei casi di amebiasi è destinata ad aumentare a causa dei flussi migratori da Paesi in via di sviluppo.

L’identificazione di E. histolytica e la sua differenziazione da E. dispar è indispensabile al fine di provvedere ad una terapia specifica e tempestiva ai soli pazienti con infezione sostenuta dall'ameba patogena e a provvedere alla corretta igiene alimentare anche nei casi di infezione da E. dispar, gemella non patogena, evitando la diffusione della contaminazione degli alimenti adottando adeguate misure di igiene alimentare.

Ad oggi i metodi più utilizzati per differenziare le amebe gemelle E. histolytica “gemella cattiva” ed E. dispar “gemella buona”, sono i saggi di analisi del DNA di queste amebe, i quali, pur essendo altamente sensibili e specifici, sono anche di complessa esecuzione e notevolmente costosi.

Negli ultimi anni la spettrometria di massa (MS) mediante tecnologia MALDI-TOF ha assunto sempre più importanza nei laboratori di microbiologia clinica, compreso quello dell’Ateneo di Parma, come strumento per l’identificazione rapida e accurata di batteri, virus e funghi; tuttavia la sua applicazione in campo parassitologico resta ancora molto scarsa. Nello studio recentemente pubblicato è stata valutata per la prima volta la possibile applicazione della tecnologia MALDI-TOF MS all'identificazione ed alla differenziazione a fini diagnostici di Entamoeba histolytica ed E. dispar in campioni biologici di pazienti con sospetta parassitosi intestinale. Mediante tale tecnologia si costruisce una vera e propria impronta proteica (che prende il nome di spettro) relativa ad un determinato microrganismo in base al rapporto massa/carica delle molecole che lo costituiscono. Tale spettro viene poi confrontato mediante un software dedicato con gli spettri presenti nella banca dati di cui è dotato lo strumento.

Questi risultati, frutto di un’attività sperimentale che si è svolta presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, dimostrano che all’Università di Parma esistono grande entusiasmo e competenze specifiche che consentono di raggiungere importanti risultati scientifici riconosciuti a livello internazionale.

Questo lavoro è di particolare importanza, dal momento che Parma per tradizione è la capitale della Valle del gusto, la “Food Valley” italiana e dal 2002 anche la sede dell’EFSA, “Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare”, che ha il compito di valutare e comunicare al consumatore e al Parlamento Europeo i rischi associati alla catena alimentare anche in previsione dell’aumento dei flussi migratori da Paesi in via di sviluppo.

Infatti, l’importanza della salubrità degli alimenti e l’impatto economico, sociale e sanitario è rilevante, in considerazione del fatto che la diarrea causata da agenti a circolazione fecale interumana trasmissibili con alimenti è responsabile nel mondo di più di 1,8 milioni di decessi all’anno. Notevole importanza assume lo sviluppo di metodi diagnostici molecolari innovativi e rapidi, quale quello descritto in questo lavoro, per la realizzazione di interventi tempestivi atti a ridurre la diffusione delle infezioni veicolate da alimenti.

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