E’ stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PLOS ONE uno studio sull’utilizzo della spettrometria di massa per la rivelazione e la differenziazione di Entamoeba histolytica ed Entamoeba dispar, due amebe parassite dell’intestino umano.L’importante studio è stato realizzato dalla prof.ssa Adriana Calderaro in collaborazione con i proff. Carlo Chezzi, M. Cristina Arcangeletti, M. Cristina Medici, Flora De Conto e con i dott. Maddalena Piergianni, Mirko Buttrini, Sara Montecchini, Giovanna Piccolo, Chiara Gorrini e Sabina Rossi dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Parma.Entamoeba histolytica ed E. dispar sono amebe (protozoi parassiti) che possono colonizzare l'intestino umano in seguito all'ingestione di acqua o alimenti (soprattutto frutta, ortaggi, verdure appena raccolte o fresche imbustate pronte all’uso) contaminati da feci umane, rientrando nella categoria degli agenti di infezioni veicolate da alimenti. L'uomo è l’unica sorgente di infezione per queste amebe considerate “gemelle diverse”. Infatti Entamoeba histolytica è un'ameba patogena morfologicamente identica a E. dispar, gemella non patogena. E. histolytica è causa di dissenteria amebica, nota anche come amebiasi intestinale, che può presentarsi con quadri clinici di severità variabile, dalla diarrea muco-sanguinolenta alla dissenteria acuta fulminante. A volte il quadro clinico si può aggravare con la forma extraintestinale (amebiasi viscerale), dovuta alla disseminazione del parassita dall'intestino attraverso il circolo ematico a sedi diverse (fegato, polmoni, cervello), dove è causa di ascessi, spesso con esito fatale.L'Organizzazione Mondiale della Sanità descrive l’amebiasi come una delle maggiori cause di morte dovute a malattie a eziologia protozoaria, con approssimativamente 50 milioni di casi e 100.000 morti l’anno. E’ un’infezione cosmopolita riscontrata a tutte le latitudini, ma essendo favorita da carenze igieniche e da climi caldo-umidi, il suo riscontro è comunque più frequente nelle regioni tropicali e sub-tropicali dei Paesi in via di sviluppo.La prevalenza dell’infezione da E. histolyticae da E. dispar nella nostra realtà è pari circa all’1% e al 7%, rispettivamente, e i casi di amebiasi (diagnosticati sia a soggetti italiani che stranieri provenienti da Paesi in via di sviluppo) sono per il 50% intestinali e per il 50% sono caratterizzati da complicanze extraintestinali. Tuttavia tale prevalenza dei casi di amebiasi è destinata ad aumentare a causa dei flussi migratori da Paesi in via di sviluppo.L’identificazione di E. histolytica e la sua differenziazione da E. dispar è indispensabile al fine di provvedere ad una terapia specifica e tempestiva ai soli pazienti con infezione sostenuta dall'ameba patogena e a provvedere alla corretta igiene alimentare anche nei casi di infezione da E. dispar, gemella non patogena, evitando la diffusione della contaminazione degli alimenti adottando adeguate misure di igiene alimentare.Ad oggi i metodi più utilizzati per differenziare le amebe gemelle E. histolytica “gemella cattiva” ed E. dispar “gemella buona”, sono i saggi di analisi del DNA di queste amebe, i quali, pur essendo altamente sensibili e specifici, sono anche di complessa esecuzione e notevolmente costosi.Negli ultimi anni la spettrometria di massa (MS) mediante tecnologia MALDI-TOF ha assunto sempre più importanza nei laboratori di microbiologia clinica, compreso quello dell’Ateneo di Parma, come strumento per l’identificazione rapida e accurata di batteri, virus e funghi; tuttavia la sua applicazione in campo parassitologico resta ancora molto scarsa. Nello studio recentemente pubblicato è stata valutata per la prima volta la possibile applicazione della tecnologia MALDI-TOF MS all'identificazione ed alla differenziazione a fini diagnostici di Entamoeba histolytica ed E. dispar in campioni biologici di pazienti con sospetta parassitosi intestinale. Mediante tale tecnologia si costruisce una vera e propria impronta proteica (che prende il nome di spettro) relativa ad un determinato microrganismo in base al rapporto massa/carica delle molecole che lo costituiscono. Tale spettro viene poi confrontato mediante un software dedicato con gli spettri presenti nella banca dati di cui è dotato lo strumento.Questi risultati, frutto di un’attività sperimentale che si è svolta presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, dimostrano che all’Università di Parma esistono grande entusiasmo e competenze specifiche che consentono di raggiungere importanti risultati scientifici riconosciuti a livello internazionale. Questo lavoro è di particolare importanza, dal momento che Parma per tradizione è la capitale della Valle del gusto, la “Food Valley” italiana e dal 2002 anche la sede dell’EFSA, “Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare”, che ha il compito di valutare e comunicare al consumatore e al Parlamento Europeo i rischi associati alla catena alimentare anche in previsione dell’aumento dei flussi migratori da Paesi in via di sviluppo.Infatti, l’importanza della salubrità degli alimenti e l’impatto economico, sociale e sanitario è rilevante, in considerazione del fatto che la diarrea causata da agenti a circolazione fecale interumana trasmissibili con alimenti è responsabile nel mondo di più di 1,8 milioni di decessi all’anno. Notevole importanza assume lo sviluppo di metodi diagnostici molecolari innovativi e rapidi, quale quello descritto in questo lavoro, per la realizzazione di interventi tempestivi atti a ridurre la diffusione delle infezioni veicolate da alimenti.