Ha la firma dell’Università di Parma uno studio che descrive l’identificazione e la tipizzazione dei tre virus della poliomielite mediante la spettrometria di massa, pubblicato lo scorso30ottobresu Scientific Reports, una prestigiosa rivista del gruppo Nature.In questo studio, realizzato dalla prof.ssa Adriana Calderaro con i proff. Maria Cristina Arcangeletti, Maria Cristina Medici, Flora De Conto e Carlo Chezzi e con i dott. Isabella Rodighiero, Mirko Buttrini, Chiara Gorrini, Federica Motta e Diego Germini dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, per la prima volta è stato sviluppato un metodo semplice e rapido per la rivelazione di specifiche proteine deivirus della poliomielite che sfrutta laspettrometria di massa mediante l’innovativa tecnologia “Matrix-assisted laser desorption ionization-time of flight (MALDI-TOF MS)”.Mediante questa tecnologia le proteine vengono frantumate in tanti piccoli “pezzetti” (ioni) e fatte volare mediante l’accelerazione di un campo elettrico in un tubo di volo che misura il tempo che queste impiegano per raggiungere un rivelatore posto ad una distanza conosciuta: il tempo di volo delle proteine è direttamente proporzionale al rapporto massa-carica di ogni singolo “pezzetto”. In questo modo si costruisce una vera e propria impronta proteica (insieme di tutte le proteine = spettro) di un determinato agente di infezione in base alla massa/carica delle sue proteine. La spettrometria di massa viene quotidianamente utilizzata dai ricercatori dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, che ne hanno già sviluppato diverse applicazioni importanti per la diagnosi rapida di infezione da batteri, da funghi e da parassiti, mentre non era ancora stata impiegata per la diagnosi di infezioni virali. Questo studio ha consentito di superare le notevoli difficoltà del metodo di identificazione tradizionale impiegato per i virus della poliomielite, che richiede la loro coltivazione in colture cellulari e la successiva identificazione con metodi molto indaginosi, costosi e realizzabili solo in centri di riferimento. Questo studio aprirà le porte alla possibilità di identificare i virus della poliomielite anche in centri periferici.I tre virus della poliomielite sono agenti di forte impatto sulla salute umana poiché sono in grado di causare gravi patologie del sistema nervoso centrale, tra cui forme di paralisi flaccida permanente, particolarmente nei bambini e negli adolescenti.La diffusione della poliomielite, fino agli anni Ottanta presente anche in America e in Europa, è stata ampiamente ridotta grazie alla vaccinazione. In Italia, in particolare, dove la vaccinazione anti-poliomielite è ancora oggi obbligatoria per tutti i nuovi nati, l’ultimo caso è stato notificato nel 1982. Tuttavia, serbatoi di infezione rappresentati da individui infetti persistono ancora in circa 50 Paesi, per la massima parte situati in Africa, in Asia e in diverse regioni dell’India. Considerando il fenomeno della globalizzazione, i frequenti flussi migratori e la scarsa disponibilità di campagne di vaccinazione nei Paesi in via di sviluppo, la diffusione dei virus della poliomielite è ancora una realtà che potrebbe potenzialmente coinvolgere di nuovo anche Paesi, come il nostro, in cui da anni non si registrano nuovi casi e nei quali solo grazie alla vaccinazione è possibile contenere l’eventuale diffusione dell’infezione.In tale ottica, la sorveglianza puntuale dei casi sospetti di poliomielite è di grande rilevanza e il supporto dei virologi è indispensabile per una diagnosi accurata e l’attuazione tempestiva delle misure di contenimento dell’infezione.A tal fine, il lavoro pubblicato dai ricercatori dell’Ateneo di Parma rappresenta non solo la nuova frontiera della diagnosi di poliomielite, ma costituisce anche un modello da applicare all’identificazione di altri virus di interesse medico. PDF Scientific Reports