Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Parma, 11 novembre 2021 – È possibile predire il livello di vulnerabilità/resilienza delle persone allo stress psicosociale? Tanto più in un periodo delicatissimo come quello della pandemia? Lo studio “Safe in my heart: resting heart rate variability longitudinally predicts emotion regulation, worry and sense of safeness during COVID-19 lockdown”, da poco pubblicato sulla rivista Stress e firmato da Luca Carnevali e Andrea Sgoifo (Università di Parma), Elena Makovac e Sonia Medina (King’s College London), Nicola Petrocchi (John Cabot University, Roma) e Cristiana Ottaviani (Sapienza Università di Roma),  ha dato una serie di risposte concrete a queste domande.

La variabilità della frequenza cardiaca (Heart Rate Variability, HRV) è da tempo considerata un indicatore importante di salute fisica e mentale dell’individuo. In particolare, diversi studi hanno evidenziato l’esistenza di una relazione stretta tra valori elevati di HRV a riposo e maggiore capacità di regolare efficacemente le proprie emozioni in risposta a fattori di stress psicosociale.

Lo stress sociale ed emotivo generato dalla pandemia da SARS-Cov2 ha rappresentato uno scenario per testare il ruolo dell’HRV come predittore longitudinale di vulnerabilità/resilienza psicofisiologica.

La ricerca si è svolta durante il primo lockdown del maggio 2020 in individui sani che avevano precedentemente partecipato ad altri studi condotti dal team di ricerca e per i quali erano disponibili misure di HRV a riposo pre-pandemia. Ai partecipanti sono stati somministrati una serie di questionari psicometrici online volti a determinate le loro strategie di regolazione delle emozioni e il loro tono d’umore in relazione alla situazione che stavano vivendo. Elevati valori di HRV a riposo pre-pandemia (in media 2 anni prima) sono risultati essere predittivi di un impiego di strategie di regolazione delle emozioni più efficienti, nonché di un minor senso di preoccupazione e maggiore sicurezza durante il periodo di lockdown.

I risultati hanno inoltre evidenziato una correlazione positiva tra la percezione di rischio associato a COVID-19 e sintomi di depressione.

In considerazione del fatto che la pandemia di COVID-19 ha prodotto un diffuso aumento di problemi di salute mentale, tra cui ansia e depressione, la ricerca, volta a identificare marker psicofisiologici precoci di vulnerabilità/resilienza (come l’HRV), ha una potenziale rilevanza clinica.

 

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