Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Ultimo aggiornamento 18 ottobre 2013Martedì 22 ottobre, alle ore 12, presso la Sala dei Concerti della Casa della Musica (piazzale San Francesco 1), si terrà la presentazione del volume del prof. Alberto Cadoppi Lo Studio di Ranuccio. La rifondazione dell’Università di Parma nel 1600. Con un inedito elenco di laureati dal 1527 al 1646.

Interverranno alla presentazione il Presidente della Casa della Musica prof. Marco Capra, il Rettore dell’Ateneo prof. Gino Ferretti, lo storico prof. Giuseppe Bertini, lo storico del diritto prof. Sergio Di Noto Marrella e l’autore del volume prof. Alberto Cadoppi.

Il volume – stampato con ricche illustrazioni dalle Grafiche STEP di Parma – ricostruisce, sulla scorta di numerosi documenti inediti di archivio, la cruciale fase della rinascita dell’Università di Parma.

Al termine del Convegno sarà possibile visitare la Casa della Musica, eccezionalmente aperta per i partecipanti all'evento.


Una parte della ricerca è dedicata alla ristrutturazione attuata nei primissimi anni del Seicento di Palazzo Cusani (oggi Casa della Musica), destinato ad ospitare (per quasi due secoli) le Facoltà di Leggi e di Medicina.

L’apertura del rinnovato Ateneo fra il 1599 ed il 1600 portò ad un deciso aumento del numero delle lauree conferite e della varietà della provenienza dei laureati. Parma nel giro di uno o due anni venne trasformata dalla rifondazione dell’Università. Divenne una città più viva, una città capace di attirare giovani e di formare la classe dirigente del futuro, conformemente alle esigenze di uno Stato farnesiano ancora in via di formazione.

Se oggi a Parma abbiamo ancora un’Università prosperosa e funzionante, lo dobbiamo soprattutto a lui, a Ranuccio. E da Ranuccio possiamo imparare ancora. Ad esempio, possiamo far tesoro dell’esperienza di quei primi tempi, in cui il duca e i suoi riuscirono a convogliare a Parma in pochi mesi prestigiosi docenti e numerosi studenti, solo grazie allo straordinario impegno profuso, persino nel pubblicizzare, con i mezzi dell’epoca, la loro nuova “creatura”. Il messaggio è questo: solo con l’impegno, con la qualità e con una capillare attività di comunicazione di quell’impegno e di quella qualità, un’Università può attrarre studenti e reggere alle sfide di un mercato sempre più concorrenziale e difficile.

«Principe cupo e crudo, i sudditi l’odiavano per la sua tirannide, ed ei gli odiava per l’odio, che gli portavano»: così Ranuccio Farnese era stato lapidariamente liquidato da Carlo Botta nella sua Storia d’Italia.

Ma Ranuccio non fu solo un crudele despota, e non si attirò solo odio e terrore. Durante il suo principato diede un assetto istituzionale e politico compiuto al suo Stato, fu mecenate delle arti e dell’architettura e diede notevole impulso alle istituzioni religiose e scolastiche.

Nell’ambito dell’istruzione, il maggior merito di Ranuccio fu appunto quello relativo alla reintroduzione di un’Università a Parma.

Parma aveva avuto un florido Studium Generale fin dal Medioevo, ma dal 1420 circa lo Studio parmense tacque, sostanzialmente fino al 1599-1600.

Fu Ranuccio a riportare l’Università a Parma. Fin dal 1599, egli – finanziandoli di tasca propria – diede incarico ai Gesuiti di organizzare l’insegnamento della teologia, della filosofia e delle scienze matematiche. Essi realizzarono questa impresa in breve tempo, aprirono le Facoltà predette in prossimità della chiesa di S. Rocco e i corsi iniziarono a novembre 1599.

Ma il disegno del duca per organizzare una “Università compita” non si limitava allo Studio “religioso”. Occorreva anche dar vita alle Facoltà di Diritto e di Arti e Medicina. E in effetti Ranuccio riuscì a tempo di record anche in questa impresa. Già nel novembre 1600 – dunque un anno dopo l’inaugurazione delle Facoltà gesuitiche – ebbero inizio i corsi di (entrambe le) Leggi e di (Arti e) Medicina, che erano poi quelli che avrebbero attratto il più gran numero di studenti a Parma.

Relativamente all’istituzione di queste Facoltà, fu davvero fondamentale l’apporto di Ranuccio, il quale riuscì, con uno sforzo che non è eccessivo definire straordinario, nel giro di neppure un anno a mettere in piedi uno Studio non solo “compito”, ma di ottima caratura a livello nazionale. A questo fine il duca riuscì a chiamare a Parma famosi docenti, che in qualche caso vennero addirittura strappati quasi con la forza ad altri prestigiosi atenei, rischiando persino di innescare incidenti diplomatici. Non solo Ranuccio riuscì in breve tempo ad accaparrarsi i migliori docenti possibili, ma, con l’intento di far crescere e sviluppare anche in grandezza il nuovo Studio, svolse una frenetica attività di reclutamento, si potrebbe dire “porta a porta”, degli studenti. Scrisse a molti suoi altolocati corrispondenti (aristocratici, alti prelati, ecc.) in giro per l’Italia, sollecitando l’invio di figli, parenti, amici, amici degli amici, riuscendo nell’intento di popolare la nuova Università di scolari fin dal primo anno dei corsi (novembre 1600).

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