Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Creare un canale di riflessioni tra il ricordo di Giacomo Ferrari e le nuove generazioni: questo è l’obiettivo del dialogo tra Fabio Pasini - autore del libro “Una biografia sentimentale. Giacomo Ferrari. Arta”- e studentesse e studenti del Liceo Bertolucci, che si terrà il prossimo 27 gennaio, a partire dalle ore 11, presso l’Aula Magna dell’IPSIA “Primo Levi” di Parma. 

L’evento, che si inserisce nell’ambito del Progetto “A scuola di Legalità: laboratori, testimonianze e dialoghi con le Autorità”, mira a fare riflettere Studentesse e Studenti sul valore del ricordo, sulla necessità di trarre ispirazione da esempi virtuosi e sull’importanza dell’impegno personale che ognuno può profondere all’interno della propria società. 

Il libro di Fabio Pasini, pronipote di Giacomo Ferrari Arta (1887-1974), ripercorre la vita del prozio, attraverso l’intreccio di ricordi e testimonianze volti a tracciare le sfaccettature personali di uno dei più significativi personaggi parmensi del secolo scorso. Dopo il suo attivo coinvolgimento nella Resistenza, Giacomo Ferrari è Prefetto di Parma subito dopo il 25 aprile; viene poi eletto nella Costituente, quindi Senatore, Ministro dei Trasporti, per poi assumere l’incarico di Sindaco della città di Parma dal 1951 al 1963. Ritorna in Senato e ricopre l’incarico di vicepresidente della Commissione Trasporti fino al 1970.
 

Dalla quarta di copertina, di Patrizia Molinari
L’autore ripercorre le tappe di una vita in cui le scelte personali si intrecciano con la grande storia e contribuiscono a costruirla, scelte sempre guidate dal sentimento, per dichiarazione dello stesso Ferrari: “Con l’aiuto del buon senso e più che altro del sentimento sono riuscito a superare tutti i guai che giorno per giorno si presentavano”. Tale predominio non esclude evidentemente la ragione, anzi la potenzia, sostanziandola di un innato senso di fratellanza, giustizia e solidarietà che lo accompagnano dalla militanza giovanile a fianco del movimento sindacale, alla lotta partigiana fino all’impegno politico nelle file del PCI. In tutte queste fasi la matrice umanistico-risorgimentale della sua formazione, fondata sulla fiducia nell’uomo, lo porta ad azioni coerenti con i propri ideali, resi tanto concretamente operanti nella storia da assumere un carattere di esemplarità. “Ritenevo che la prima cosa che dovevamo fare noi, che intendevamo criticare la società e cercare di modificarla, era dimostrare che sapevamo compiere il nostro dovere e poi chiedere agli altri di dare e fare quello che noi dicevamo dovessero dare e fare”.
Valore esemplare dell’agire che tocca il punto più alto in occasione della uccisione del figlio Brunetto quando, nonostante il dolore straziante, si preoccupa “della vita e della sicurezza dei suoi partigiani” e poi, a poco più di un mese di distanza, la vigilia di Natale del 1944, divide lo scarso rancio con i prigionieri fascisti. Un gesto che, scrive l’autore, “mi fa capire tutta la mia piccolezza al cospetto di un uomo che con il suo esempio toglie fiato e parole”.
Dunque biografia sentimentale perché filtrata dalla sensibilità e dai ricordi personali oltre che dalle testimonianze e dai racconti familiari e rivisitata percorrendo fisicamente i luoghi che assumono un valore evocativo e al tempo stesso restituiscono concretezza alle vicende narrate. Sentimentale anche perché la potenza di quel sentimento, che trova perfetto compimento nell’azione, non può che condurre a una percezione di inadeguatezza non tanto o non solo personale ma generazionale, dimenticando che è nella prassi che si verifica la possibilità di realizzazione storica degli ideali e che questa possibilità è sempre aperta qualora se ne avverta la necessità come l’ha avvertita il comandante Arta. La vita è la misura delle parole.

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