I radioisotopi, chiamati anche isotopi radioattivi, sono varianti di elementi chimici che hanno un numero diverso di neutroni nel nucleo rispetto agli isotopi stabili dello stesso elemento. Questa differenza li rende instabili, il che significa che tendono a subire un processo di decadimento radioattivo per raggiungere una forma più stabile. Durante il decadimento, emettono radiazioni sotto forma di particelle alfa, beta e/o raggi gamma.
I radioisotopi sono utilizzati in vari campi, tra cui:
Medicina: Per diagnosi e trattamenti, come nella terapia contro il cancro o negli studi di imaging (ad esempio, con il tecnezio-99m).
Industria: Per misurazioni e controlli non distruttivi, come verificare la qualità di materiali o tubazioni.
Ricerca scientifica: Per tracciare processi biologici o chimici.
Archeologia: Nella datazione con il radiocarbonio (carbonio-14) per determinare l'età di oggetti antichi.
La distinzione tra sorgenti sigillate e non sigillate dei radioisotopi riguarda il modo in cui il materiale radioattivo è contenuto e utilizzato. Ecco una spiegazione:
Sorgenti sigillate:
Definizione: Il radioisotopo è racchiuso in un contenitore o capsula resistente e impermeabile, che impedisce qualsiasi fuoriuscita di materiale radioattivo.
Utilizzo: Sono spesso impiegate in applicazioni industriali, mediche e scientifiche dove è necessario garantire la sicurezza contro la dispersione. Per esempio, negli strumenti di misura della densità o nella radioterapia.
Sicurezza: Offrono un alto grado di protezione contro contaminazioni perché il materiale radioattivo rimane confinato.
Sorgenti non sigillate:
Definizione: Il radioisotopo non è contenuto in una capsula chiusa, quindi può essere manipolato in forma liquida, solida o gassosa.
Utilizzo: Spesso impiegate in medicina nucleare per studi diagnostici (ad esempio, nei traccianti radioattivi) o in ricerca biologica e chimica.
Sicurezza: Richiedono misure di protezione più rigorose per prevenire contaminazioni ambientali o personali.