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Wael Garnaoui (Università di Sousse) e Giuseppe Goffredo (Poiesis editrice)
in dialogo con Vincenza Pellegrino e Jacopo Anderlini (Università di Parma)
“Harraga”, “bruciare” le frontiere del mare, cercare un “altrove” - l’Italia, l’Europa - vuol dire per i migranti tunisini realizzare un atto di insubordinazione che consiste in una messa a rischio totale del proprio essere. Gettandosi nel mare madre, realizzano inconsapevolmente un imperativo categorico: quello di un “desiderio di Occidente”, che è allo stesso tempo una scelta forzata e feroce.
Gli harraga, divisi fra la speranza di un “salto epico” che possa salvarli e la sofferenza dell’abbandono, tra schegge e scricchiolii, nell’attraversata cercano il luogo impossibile della fiducia in sé stessi.
Questo libro rivela la psicopatologia dell’emigrazione, vista attraverso gli occhi di uno psicanalista mediterraneo, e al tempo stesso offre uno strumento prezioso per interpretare il malessere dell’emigrazione tunisina, impossibilitata a realizzarsi e spesso pronta a morire nel tentativo di lasciare la propria terra.