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Parma, 18 settembre 2023 – Le carceri italiane: l’attualità del problema è il titolo dell’incontro in programma per lunedì 2 ottobre alle 17.30 nel Salone della Comunità Betania (strada Lazzaretto 26, Marore – Parma).

Nel corso dell’appuntamento, organizzato dall’Osservatorio Permanente Legalità dell’Università di Parma in collaborazione con il Circolo culturale Il Borgo di Parma, saranno presentati il Rapporto Antigone e il Rapporto Rete Carcere.

L’incontro sarà introdotto da Monica Cocconi , Responsabile scientifica dell’Osservatorio. A seguire gli interventi di Mauro Palma, Presidente dell’organismo Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Roberto Cavalieri, Garante regionale, Veronica Valenti, Garante comunale di Parma, Clizia Cantarelli, in rappresentanza del Polo Universitario Penitenziario, Barbara Cusi per Rete Carcere e Giuseppe La Pietra, Coordinatore delle attività formative e professionali di CEFAL Emilia-Romagna. A conclusione dell’evento, l’intervento di Giorgio Pagliari, docente a contratto di Diritto dei servizi e dei contratti pubblici all’Università di Parma.

L’incontro intende occuparsi della situazione dei detenuti e delle detenute nelle carceri italiane, esaminando diversi aspetti che riguardano le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari come l’inserimento nel tessuto lavorativo.

Il dibattito sarà influenzato dalla recente approvazione del “Decreto Caivano”(misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile), in particolare dalle politiche poste in essere nei confronti della criminalità minorile e dalle ricadute che potrebbero generare nel sistema penitenziario italiano.

Sotto i riflettori anche il tasso di suicidi avvenuti nelle carceri, che ha toccato il suo massimo lo scorso anno.

Dal sito del Rapporto dell’Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione – Il carcere visto da dentro (XVIII rapporto-2022):

Dalle nostre visite nei diversi istituti penitenziari italiani, il quadro che emerge in materia di lavoro e formazione professionale è assai variegato. Da un lato, troviamo situazioni virtuose in cui i detenuti svolgono tutti un’attività lavorativa (che sia alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria o per datori di lavoro diversi dal carcere), e all’estremo opposto istituti in cui le poche attività lavorative presenti sono quelle cosiddette domestiche alle dipendenze dell’amministrazione, come le pulizie, la cucina e la spesa. Discorso più complesso è quello che riguarda la formazione professionale che appare essere davvero carente in linea generale []. In media nei 96 istituti visitati il 33% dei detenuti presenti era impiegato alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria; di questi buona parte è impiegato sempre in mansioni di tipo domestico. Solo il 2,2% dei presenti era invece in media impiegato alle dipendenze di altri soggetti []”.

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