Parma, 11 febbraio 2022 – Resta aperta fino al 25 aprile, al Palazzo del Governatore, la mostra I Capannoni a Parma. Storie di persone e di città, curata dal Centro studi movimenti e dall’Università di Parma (Area della Rappresentazione, Unità di Architettura, Dipartimento di Ingegneria e Architettura) con il contributo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Parma nell’ambito delle attività di Parma Capitale della Cultura 2020+21.Venerdì 11 febbraio si è svolta la preview per la stampa e le autorità, con interventi dell'assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra, di Paolo Giandebiaggi, architetto e docente di Disegno e Rilievo dell’architettura all’Università di Parma, e di Margherita Becchetti del Centro studi movimenti. Il 12 febbraio l'apertura al pubblico.La mostra ripercorre la storia dei Capannoni inserendola in quella della città prima e dopo la loro edificazione negli anni Trenta, per capire le ragioni che portarono il regime fascista a costruirli, cosa essi divennero per le persone che vi abitarono e le difficoltà che le amministrazioni democratiche del dopoguerra incontrarono nell’abbatterli.Ancora oggi, nel gergo parmigiano, viene utilizzato il termine “Capannone”: molti lo usano ma pochi, soprattutto tra i più giovani, sanno quale sia la sua origine, intimamente legata a un momento specifico della storia di Parma, allo sventramento dell’Oltretorrente da parte del regime fascista e al conseguente spostamento di molte famiglie in caseggiati ultrapopolari in zone fuori dal centro urbano: i “Capannoni” appunto, così soprannominati per la loro forma a capanna.In chiave urbanistica, la ricerca condotta attraverso l’analisi e l’elaborazione di un amplissimo apparato storico-iconografico dall’Area della Rappresentazione del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma (gruppo composto dai docenti Paolo Giandebiaggi, Chiara Vernizzi, Andrea Zerbi, Maria Evelina Melley, dai dottori di ricerca Andrea Maiocchi, Sandra Mikolajewska e Alessandra Gravante, e dall’arch. Virginia Villani) affronta la vicenda dei Capannoni di Parma come una lezione da non dimenticare.È indubbio, infatti, che molti degli insediamenti popolari del dopoguerra siano stati collocati nei siti in cui furono costruiti precedentemente i Capannoni o nelle loro immediate vicinanze, e la rappresentazione grafica delle sovrapposizioni urbanistiche è lì a dimostrarlo.Oltre a una ricca sezione fotografica e documentaria riprodotta su grandi pannelli ‒ ricostruita attraverso un’ampia ricerca condotta in archivi pubblici e collezioni private ‒ in uno spazio della mostra è proiettato il video Capanòn di Roberto Azzali che, nei decenni passati, ha raccolto diverse e preziose testimonianze di persone che vissero nei Capannoni.L’esposizione è aperta dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, e il sabato e la domenica dalle 9 alle 19 con orario continuato. L’accesso è libero e gratuito, ma naturalmente contingentato nel rispetto delle norme anti-Covid.Su richiesta, si organizzano visite guidate per gruppi il sabato mattina (ore 10.30) e pomeriggio (ore 16) al costo di 7€ a persona. Le visite guidate si attivano solo se è raggiunto un numero minimo di 20 persone. Per info e prenotazioni occorre scrivere a centrostudimovimenti@gmail.comNel rispetto delle norme anti contagio vigenti, l’accesso è consentito esclusivamente al pubblico munito di Certificazione Verde da avvenuta vaccinazione o guarigione (Green Pass rafforzato) in corso di validità. La mostra è realizzata con la collaborazione di Archivio di Stato, Archivio storico comunale, Mup e Fondazione Museo Guatelli, e con il contributo di Comune di Parma, Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Matteo Bagnaresi, Cooperative Proges, Multiservice, La Giovane, Nau, Parma 80, Consorzio Zenit, Salvatore Robuschi, Cooperativa edile artigiana, Buia Nereo costruzioni, Koppel ascensori, Alberto Chiesi. PDF Comunicato congiunto Università di Parma - Comune di Parma - Centro Studi Movimenti