Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Parma, 28 ottobre 2025 - Inaugura con un mini-festival di tre giorni (30, 31 ottobre e primo novembre 2025), il neonato MUST, il Museo di Storiografia Naturalistica dell’Università di Parma (via Università, 12). Moderna, immersiva, sensoriale e inclusiva: fortemente voluta dall’Ateneo e finanziata dal PNRR del Ministero della Cultura, la nuova esposizione nasce dalla riqualificazione del Museo di Storia Naturale dell’Università – ora raccolto in un’unica sede, completamente accessibile – e in Italia non ha precedenti, poiché l’intero corpus è stato ampliato e riallestito in un grande racconto naturalistico che, seguendo una linea del tempo, ne rivela cronologicamente lo sviluppo scientifico, tecnologico, storico ed estetico attraverso le vite e le collezioni dei suoi protagonisti. Non una rivoluzione, quindi, ma una vera e propria evoluzione, dal momento che il percorso è del tutto immerso nel contesto storico e, tramite suggestioni espositive, mostra come si sia trasformata la visione della natura e, con essa, il concetto di allestimento nel corso dei secoli, dalle prime raccolte private al museo come istituzione pubblica.

«Quello che proponiamo con il MUST – spiega il Rettore dell’Università di Parma Paolo Martelliè un museo non solo rinnovato ma nuovo: caratterizzato da una nuova visione, da un nuovo approccio, da una nuova organizzazione dei materiali e da un nuovo spirito di fondo. Uno spazio inclusivo, accessibile, immersivo, non solo di contemplazione ma di interazione, non statico ma dinamico: uno spazio vivo che si propone come polo culturale a 360 gradi e che mira a diventare punto di riferimento importante per la città e per il territorio, e non solo. Noi ci crediamo molto, anche perché questo museo è parte del patrimonio della città e custodisce un corpus culturale estremamente prezioso: con questo intervento abbiamo cercato di valorizzarlo al meglio.»

«Ripensare il Museo di Storia Naturale è stata una sfida affascinante – dichiara Davide Persico, Direttore scientifico del MUST–. L’analisi delle collezioni e il continuo dialogo con il concetto di tempo hanno portato a privilegiare un approccio storiografico, capace di valorizzare i protagonisti che hanno fondato e trasformato il museo. Da questa visione è nato il Museo di Storiografia Naturalistica, una realtà unica in Italia e all’estero. Il percorso racconta le vite dei personaggi che ne hanno segnato la storia, la trasformazione della conoscenza scientifica nelle diverse epoche e l’evoluzione dei musei naturalistici dalle origini a oggi. Il risultato è un progetto innovativo che unisce memoria, ricerca e divulgazione, diventando un vero fiore all’occhiello per l’Ateneo e una nuova meta culturale e educativa per la città di Parma.»


 Il Programma

30 ottobre. Dopo la preview dedicata alla stampa, alle ore 11, la giornata inaugurale si articola in una serie di appuntamenti rivolti ai rappresentanti del mondo accademico, scientifico, culturale e istituzionale, aprendosi ufficialmente alle ore 16 con i saluti del Rettore Paolo Martelli, del delegato del Rettore per le attività museali Donato A. Grasso e del Direttore Scientifico del MUST Davide Persico, in diretta streaming dall’Aula Magna dell’Ateneo. È sempre il professor Persico, assieme all’architetta Maria Amarante, che ha curato l’allestimento, a introdurre il nuovo museo con un intervento dal titolo MUST – Museo di Storiografia Naturalistica. Un viaggio nel tempo tra scienza, storia e meraviglia; segue alle ore 16.45 la lectio magistralis Uomini da quando? di Guido Barbujani, genetista e professore dell’Università di Ferrara. Alle ore 17.30, con il taglio del nastro, ha inizio la visita guidata inaugurale.

31 ottobre. È una “giornata educativa” dedicata alla divulgazione scientifica e alla scoperta del MUST con un fitto calendario di attività su prenotazione pensate per studenti di ogni ordine e grado, ma aperte anche al pubblico generico: incontri, conferenze e visite guidate che hanno luogo nelle aule dell’Università e negli spazi espositivi del Museo e riguardano temi naturalistici, storici e museali.

1 novembre. Le porte del MUST si aprono al pubblico con una giornata a ingresso gratuito e visite guidate disponibili su prenotazione: un’occasione per esplorare le collezioni e conoscere da vicino storia, scienza e curiosità che contengono.


Il Museo di Storiografia Naturalistica 

Contemplazione, interazione, immersione e soprattutto inclusione. Sono questi i principi cardine che hanno portato alla nascita del MUST, uno spazio vivo, del tutto orientato al visitatore, capace di rievocare il passato quale chiave di volta per la realizzazione del museo del futuro. Il termine Storiografia Naturalistica – con ogni probabilità utilizzato per la prima volta – sottolinea come, attraverso un percorso nel tempo, sia possibile raccontare i protagonisti, il loro operato e la visione della Storia Naturale nelle diverse epoche. E così, l’intreccio delle storie dei personaggi che hanno fondato e contribuito alla crescita del precedente Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma, dalla seconda metà del Settecento sino a oggi, alle loro collezioni è ricontestualizzato ed esaltato da un percorso cronologico, storiografico e sensoriale di grande impatto e modernità, al passo con l’evoluzione delle conoscenze e della sensibilità moderna. In collocazione unica presso la sede centrale dell’Ateneo (il precedente museo era frammentato in due sedi), il MUST si configura inoltre quale nuovo spazio fecondo di ricerca scientifica, antropologica e di vario genere – con un occhio di riguardo alla divulgazione dei principi di biodiversità, tutela ambientale e confronto tra culture – e punto di partenza per nuove intersezioni tra collezioni museali e dibattiti sulla sostenibilità e sul ruolo della comunità scientifica in relazione alla società.

Da un punto di vista museografico ciò è stato possibile grazie al confronto e all’implementazione tra le differenti posizioni teoriche sull’allestimento emerse negli ultimi anni, che hanno portato all’isolamento e all’esaltazione presso il MUST di tre valori principali:

  1. la contemplazione, garantita dall’allestimento della mostra degli oggetti. Il corpus dei reperti conta circa 6.000 elementi esposti, moltissimi dei quali, prima non fruibili, sono stati riportati a splendore e hanno trovato nuova importanza e lustro attraverso collocazioni valorizzanti;
  2. l'interazione, che si fonda sulla realizzazione della mostra delle nozioni (esposizione del sapere, approccio scientifico, spazio performativo, logica dialogica), con l’introduzione nel percorso di elementi multimediali che creano un rapporto diretto tra il visitatore e la storia che si vuole raccontare. Nel caso specifico si tratta in particolare di quadri animati, con i protagonisti delle varie sezioni – interpretati da attori in costume – che raccontano in prima persona le loro collezioni, ma anche le caratteristiche che presentava il Museo nella propria epoca secondo gusto e sensibilità coevi;
  3. l’immersione, che scaturisce dalla mostra delle installazioni ambientali, come accade per le due spettacolari wunderkammer, il salotto di Maria Luigia d’Asburgo e gli studioli di Pellegrino Strobel e Angelo Andres, capaci di garantire al visitatore un’esperienza estetica totale, catapultandolo nell’atmosfera del tempo in un affascinante viaggio attraverso i secoli.

In tema di accessibilità il MUST supera di gran lunga il precedente Museo: abbattendo barriere motorie, cognitive e sensoriali per consentire a tutte le tipologie di pubblico di fruire di una visita autonoma e totale. Ciò è reso possibile grazie alla creazione di un percorso di accesso senza barriere su entrambi i livelli dell’edificio-museo: al piano terra l’ingresso unico, segnalato da un percorso tattilo plantare, beneficia della nuova rampa e del nuovo ascensore adeguati alle esigenze dei disabili motori e sensoriali; al primo piano, l’accessibilità sensoriale e cognitiva alle collezioni è garantita dall’installazione di nuove vetrine espositive ad altezza adatta a bambini e visitatori con sedia a ruote, dall’introduzione di mappe tattili e audioguide particolareggiate per ipovedenti e dal ricorso a supporti esplicativi digitali che permettono ai non udenti la fruizione dei video in lingua LIS.      


Le tappe della meraviglia

Lo straordinario viaggio del MUST inizia al piano terra della sede principale dell’Ateneo parmense e si compie su due livelli. La collezione si svela al visitatore attraverso sette vetrine tematiche che trattano temi di carattere naturalistico molto attuali – estinzioni antropiche e climatiche; tutela e sostenibilità ambientale; musei e biodiversità; CITES e commercio illegale; collezionismo privato; spedizioni geografiche; evoluzione – e che hanno lo scopo di introdurre alla visita del piano superiore, più immersiva e strutturata. Sempre al piano terra è presente una sezione di paleontologia, con reperti significativi e di grande impatto, tra i quali un delfino recante i segni di predazione da parte di un grande squalo bianco – pezzo unico al mondo – e lo straordinario scheletro, pressoché completo, di una balenottera di circa otto metri, entrambi di età pliocenica (2,6-5,3 Ma), i fossili delle alluvioni del Po e i mammiferi del Pleistocene.
Al piano superiore la promessa di un percorso soprattutto sensoriale tra passato, presente e futuro si rivela con incontrovertibile chiarezza al visitatore, che fa subito il suo ingresso in una purpurea, enorme e spettacolare wunderkammer, l’antenata storica di ogni museo di storia naturale, realizzata in classico stile rinascimentale con oggetti provenienti dalle differenti collezioni storiche di proprietà dell’Ateneo. Coccodrilli, tartarughe marine, leopardi, conchiglie giganti, uccelli variopinti, strane creature deformi, coralli, spugne, scheletri, crani… tutto in questo ambiente – dove lo spazio espositivo è massimizzato a occupare ogni superficie della sala, dalle pareti all’interno degli armadi, sino al soffitto a botte – contribuisce a creare stupore e curiosità.

Procedendo sulla sinistra, la wunderkammer offre una divagazione – ad accesso non obbligato, causa contenuti sensibili – in favore della collezione anatomica-clinica di ceroplastiche risalente alla fine dell’Ottocento di Lorenzo Tenchini, medico abilissimo nel produrre maschere facciali di criminali seguendo le teorie fisiognomiche e criminologiche di Cesare Lombroso, al quale le forniva. All’estremità della sala delle meraviglie trovano invece spazio le famose ampolle peduncolate in vetro di padre Jean Baptiste Fourcault, datate tra 1760 e 1770: una collezione di animali tassidermizzati, inseriti in bottiglie dal collo troppo stretto per introdurveli, la cui realizzazione è rimasta un mistero per quasi tre secoli. È lo stesso frate – primo fondatore di un Gabinetto ornitologico a Parma su commissione dei Borbone – a raccontare al visitatore la sua storia da un quadro animato, così come fa, nella sala successiva, Maria Luigia d’Asburgo, che introduce con perizia ed eleganza al suo delizioso “salotto d’epoca”, una stanza sui toni del blu, come di una nobile casa, popolata da quell’enorme quantità di reperti che ha caratterizzato il suo regno e il suo prolifico lavoro di acquisizione (1816-1847), del quale sono notevoli, tra gli altri, la capra egiziana, il dente di narvalo e il meteorite di Borgo San Donnino, caduto a Fidenza nel 1808. È proprio quella del periodo luigino la sezione più corposa della collezione del MUST: varcando la soglia in uscita dal salotto di Maria Luigia ci si addentra infatti nell’antica galleria del Museo di Storia Naturale, vasta e fitta esposizione di reperti, comprensiva della sezione dedicata all’anatomia comparata, che testimonia un momento storico già caratterizzato da una precisa divisione delle scienze, ma anche da una modalità di allestimento che risente ancora di una forte componente estetica.

La fisionomia dell’assetto espositivo subisce una notevole svolta proseguendo il percorso e in corrispondenza del 1859, anno della pubblicazione de L’origine della specie di Charles Darwin e dell’arrivo a Parma del professor Pellegrino Strobel in qualità di docente dell’Università e direttore del Museo di Storia Naturale. Progressista e visionario, Strobel comprese subito le teorie evoluzionistiche di Darwin e le applicò al sistema espositivo del suo Museo, conferendogli una modernità del tutto inaspettata. Il MUST racconta le fasi di questo processo attraverso i reperti raccolti e osservati da Charles Darwin, Alfred Russel Wallace, le tavole zoologiche di Ernst Haeckel e la minuziosa installazione dello studiolo dello stesso Strobel. Deviando sulla destra della galleria, il MUST offre una corposa collezione zoologica ed etnografica – nata sempre sotto Strobel – dove trovano spazio il racconto del colonialismo e dell’etnografia grazie alle collezioni provenienti dal Congo del militare Emilio Piola, del magistrato Temistocle Ferrante (prima sala) e alla sezione dedicata a Vittorio Bottego (seconda sala), con la vasta collezione tassidermica proveniente dall’Eritrea e il documentario proiettato in continuità che contestualizza la figura di Bottego quale militare al servizio della scienza a scapito dell’eroico esploratore del continente africano storicamente veicolato dalla propaganda italiana di regime.

Uscendo dalla sezione si fa ritorno nella galleria principale per raggiungere la collezione di Alberto Del Prato, una sorta di flashback sulla biodiversità della provincia di Parma nella seconda metà dell’Ottocento, con una ricca serie di vertebrati del parmense talora molto curiosi poiché ormai estinti. Il percorso espositivo trova quindi la sua penultima tappa nella ricostruzione dello studiolo del professore e direttore Angelo Andres, artefice nel 1925 dell’ultima rivoluzione museale prima della nascita del MUST: grande esperto di biologia e fauna marina – del quale si possono ammirare le fotografie e la collezione di coralli – è assieme a lui, attraverso il canonico quadro animato, che il visitatore tira le somme sull’itinerario appena compiuto.

L’atto finale del viaggio è una sorta di brusco e onirico ritorno al futuro, di intelligente circolarità. Un enorme monolite di kubrickiana memoria si staglia di fronte al visitatore, invitandolo all’ingresso in quella che è a tutti gli effetti una seconda wunderkammer, ipermoderna e futurista, dove al netto di qualsiasi classificazione e informazione, in un tripudio di colori, trovano posto quasi trecento cassette entomologiche: è la collezione di lepidotteri e coleotteri locali ed esotici realizzata da don Ezio Boarini e acquisita dal Museo negli anni Novanta, esposta oggi per la prima volta in tutta la sua spettacolare interezza.

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