Da quattro anni Parmalat ha avviato un progetto unico nello scenario italiano e probabilmente europeo: una collaborazione con cinque Università italiane, tra cui l’Ateneo di Parma (Dipartimento di Chimica), per “certificare” i valori riportati sull'etichetta e garantire così ulteriormente ai consumatori il valore nutrizionale del latte. Il piano di lavoro del progetto prevede la presenza dell’Università presso gli stabilimenti produttivi, un protocollo aggiuntivo di analisi da condurre sia presso i laboratori di stabilimento che presso i laboratori dei dipartimenti universitari, una relazione mensile a cura delle Università. Obiettivo del progetto è anche quello di stabilire un confronto continuo con il mondo accademico sulle più avanzate ricerche sul latte. Questi sono gli obiettivi del progetto "Parmalat e l'università per la qualità", oggetto di attenzione al corner scientifico organizzato da Parmalat in occasione di CIBUS 2014. Partner del progetto, oltre al Dipartimento di Chimica dell'Università degli Studi di Parma, sono l'Università degli Studi di Catania (Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari), l’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente), l'Università degli Studi Federico II di Napoli (Dipartimento di Agraria), Sapienza Università di Roma (Dipartimento di Medicina Sperimentale - Laboratorio di Alimentazione e Nutrizione Umana). Al Dipartimento di ogni ateneo, scelto secondo le specifiche competenze, è affidato il controllo sistematico di una o più linee di prodotto del latte Parmalat, sia pastorizzato che a lunga conservazione. Il logo dell'Ateneo sulla confezione attesta l'attività e suggella la collaborazione tra Parmalat e l'università. Parmalat, pur svolgendo oltre 3 milioni e mezzo di analisi l'anno lungo tutto il percorso produttivo, dalla materia prima in ingresso al prodotto confezionato, ha affidato agli Istituti di ricerca universitari questi ulteriori controlli per fornire ai propri consumatori la massima garanzia del prodotto.Le analisi condotte ad oggi mostrano un'ottima corrispondenza tra i dati forniti dalle università, quelli dei laboratori Parmalat e quanto riportato sull'etichetta nutrizionale e confermano l’alta qualità del latte lavorato da Parmalat. L’attività condotta sul latte Parmalat da parte dei Dipartimenti universitari non si limita però a semplici analisi, ma comprende una serie di valutazioni atte a verificare l’affidabilità e l’accuratezza dei dati. E’ questo il“valore aggiunto” di questo unico e grande progetto: la prof.ssa Maria Careri, Professore Ordinario di Chimica Analitica e Responsabile del contratto di ricerca stipulato tra il Dipartimento di Chimica dell'Ateneo e l’Azienda Parmalat, precisa che alla base delle attività analitiche portate avanti dalla dott.ssa Alessia Allodi, assegnista di ricerca del suo gruppo, vi è la verifica dell’affidabilità e della conformità dei metodi ai requisiti normativi e la verifica delle procedure di taratura delle strumentazioni; questa attività assicura ulteriormente l’affidabilità delle analisi eseguite sul latte Parmalat presente sul mercato. I Laboratori delle università, partner dell’Azienda nel progetto “Parmalat e l’Università per la Qualità”, partecipano insieme a tutti i laboratori degli Stabilimenti di Parmalat-Italia ai cosiddetti “ring test”, circuiti inter-laboratorio il cui obiettivo è la valutazione della comparabilità delle misurazioni dei laboratori partecipanti. L’attestazione dell’Università è la documentazione anche di una scrupolosa “attività di verifica di base”, che va dai metodi, alla strumentazione, alla competenza tecnica del personale.