Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma
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Parma, 19 aprile 2021 – Dalla Regione Emilia Romagna arrivano quasi 300mila euro per un progetto di ricerca dedicato al luppolo, coltura sulla quale l’Università di Parma è impegnata da tempo in chiave scientifica.

Il progetto ha come capofila la Cooperativa Luppoli Italiani di Ravenna e come responsabile scientifico Tommaso Ganino, docente di Biologia e fisiologia vegetale all’Università di Parma. Il finanziamento è di circa 290mila euro, di cui circa 110mila destinati all’Università di Parma. Il progetto è stato finanziato su un bando PSR, misura 16.1 Focus Area 3A.

L’Università di Parma si conferma così centro di innovazione della luppolicoltura italiana. Dal 2011, grazie alle ricerche e alla promozione da parte dell’Ateneo (Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco), la coltura del luppolo (concentrata in genere nelle zone continentali dell’Europa e negli USA) è diventata anche italiana, e col tempo l’Università di Parma è diventa il primo Centro di Certificazione del Luppolo riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Il gruppo operativo del progetto è formato da diverse aziende che operano sul territorio e che hanno un ruolo lungo la filiera. Obiettivo generale è quello di migliorare la redditività e la competitività delle aziende agricole attraverso la creazione e lo sviluppo di una filiera agricola innovativa e sostenibile.

Tra gli obiettivi specifici: migliorare la qualità del prodotto agricolo “luppolo”; ricercare nuove varietà nazionali; migliorare la sostenibilità ambientale e sociale delle tecniche di coltivazione e di lavorazione; integrare gli operatori della filiera agricola; sviluppare innovazione e tracciabilità (notarizzazione) dei processi di lavorazione, dei processi di raccolta e post raccolta; migliorare la redditività e la valorizzazione delle aziende agricole.

La ricerca permetterà di ottenere questi risultati:
- un protocollo di coltivazione sostenibile del luppolo attraverso la coltivazione di piante sane e l’adozione di un sistema biologico per un prodotto di qualità
- un miglioramento della biodiversità regionale e un miglioramento genetico
- un sistema di tracciabilità innovativo della filiera brassicola, dalla terra alla tavola.

 

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