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Parma, 26 ottobre 2010 - Il 6 ottobre scorso l’Accademia Svedese ha annunciato l’attribuzione del premio Nobel per la Chimica 2010 all’americano Richard F. Heck e ai giapponesi Ei-ichi Negishi e Akira Suzuki.

Questa scelta è particolarmente significativa in quanto segnala l’importanza di un indirizzo della ricerca chimica rivolto a creare un legame carbonio-carbonio tra molecole organiche che, com’è noto, sono derivati del carbonio. Queste sono le molecole della vita in quanto tutti gli esseri viventi le contengono. La Chimica sta costruendo un mondo nuovo che si aggiunge a quello naturale e nello stesso tempo lo integra. Basti pensare alle materie plastiche ed alle sostanze medicinali sintetiche, che entrano in tanta parte della nostra vita quotidiana. I sistemi di cui la Natura si avvale per realizzare la sintesi delle sostanze organiche e degli esseri viventi si basano sull’impiego di catalizzatori enzimatici, complesse sostanze che consentono di accelerare determinate reazioni e di selettivarle verso i prodotti del mondo naturale. Da parte sua la Chimica si serve di catalizzatori capaci di favorire la produzione di sostanze chimiche a partire da molecole normalmente inerti o poco reattive.

L’esempio più efficace di catalisi è offerto dal fatto che due molecole che possono restare indefinitamente l’una accanto all’altra senza reagire, come l’idrogeno e l’ossigeno, formino istantaneamente l’acqua semplicemente per aggiunta di una traccia di platino o di palladio, che fungono appunto da catalizzatore.
Il palladio si è rivelato uno dei catalizzatori più efficaci per la formazione del legame carbonio-carbonio ed è stato impiegato largamente dai tre ricercatori vincitori del Premio Nobel che lo hanno utilizzato per legare insieme gli atomi di carbonio di molecole organiche. Questo risultato, rivolto inizialmente solo a stabilire le conoscenze di base necessarie, è servito poi a realizzare reazioni estremamente vantaggiose per la sintesi di prodotti utili allo sviluppo economico e alla tutela della salute e dell’ambiente.

L’assegnazione del Premio Nobel ai suddetti ricercatori è stato salutato con grande entusiasmo dai ricercatori chimici dell’Università di Parma che operano presso il Dipartimento di Chimica Organica ed Industriale ed in particolare dal gruppo di ricerca, cui ha dato inizio il Prof. Gian Paolo Chiusoli molti anni addietro, che si occupa della Chimica del palladio. Questo gruppo, pur con mezzi limitati, è riuscito in pochi anni a raggiungere risultati riconosciuti a livello internazionale.

Le Catellani Reactions, così chiamate dal nome dalla Prof.ssa Marta Catellani che le ha scoperte alcuni anni orsono, hanno dato l’avvio a ricerche simili in laboratori sparsi in tutto il mondo. Tali ricerche, descritte in libri e rassegne recenti, hanno condotto alla sintesi di molecole anche molto complesse partendo da un insieme di molecole semplici che, sotto il controllo di sistemi catalitici basati sul palladio, reagiscono una dopo l’altra in un ordine ben definito disponendosi nello spazio in modo altamente selettivo, così come ci si potrebbe aspettare dall’azione di catalizzatori naturali come gli enzimi. La Prof.ssa Catellani è affiancata nel suo lavoro dalla Prof.ssa Elena Motti e dal Prof. Nicola Della Ca’, dal Dott. Giovanni Maestri, che sta svolgendo un dottorato di ricerca, e da alcuni studenti.

Sempre nel campo della Chimica del palladio è da citare l’attività del Prof. Mirco Costa, sempre del Dipartimento di Chimica Organica ed Industriale, che è riuscito a realizzare importanti avanzamenti nella Chimica delle reazioni dell’anidride carbonica catalizzate del palladio, tema di grande attualità in quanto l’incorporazione dell’anidride carbonica in molecole organiche rappresenta un obiettivo perseguito ovunque con grande impegno in relazione alle problematiche ambientali.

Le nuove metodologie sviluppate a Parma nel campo della catalisi con palladio offrono quindi prospettive teoriche e pratiche di grande rilievo.

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